Da Twitter a Garmin, ecco le infrastrutture critiche di cui ignoravamo l’esistenza. L’analisi di Giustozzi

Oggigiorno la resilienza globale non dipende più solo dal funzionamento di quelle che da sempre identifichiamo come infrastrutture critiche (acqua, energia, trasporti) ma anche da piccole e talvolta oscure realtà, spesso private, che non percepiamo come vere e proprie infrastrutture critiche ma sono invece altrettanto essenziali. L’analisi di Corrado Giustozzi, esperto di sicurezza cibernetica, membro del Cert-Agid e già componente dell’advisory group dell’Agenzia dell’Unione europea per la cybersecurity (Enisa)

Da diversi giorni, ormai, sportivi e piloti d’aereo non possono inviare a Garmin i propri dati di fitness o ricevere i dati per compilare i piani di volo perché tutti i servizi interattivi dell’azienda sono in blackout, bloccati da un attacco di ransomware. Solo pochi giorni prima un altro attacco rivolto verso Twitter aveva invece consentito un copioso invio di messaggi fasulli dagli account reali, e verificati, di vip e personaggi famosi.

“Sono cose che oramai succedono tutti i giorni” dicono i gli osservatori più qualunquisti, quasi compiaciuti della fragilità delle reti e dei sistemi delle aziende tecnologiche; mentre i soliti bene informati puntano il dito di volta in volta su quanto sono diventati bravi gli hacker o su quanto sono sciatti gli addetti alla sicurezza delle grandi multinazionali. I giornali e quotidiani mainstream, dal canto loro, non danno neppure più risalto a notizie del genere, relegandole al folklore della Rete e, al massimo, ne sottolineano solo gli aspetti più grotteschi.

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